C’è vita là fuori? Quali e quante scoperte spaziali ci riserverà il futuro? Un giorno potremo davvero colonizzare Marte? Le domande sui misteri dell’universo sono infinite proprio come la sua natura, e poche altre discipline sono in grado di suscitare tanta curiosità e stupore nelle persone come l’astrofisica. Adrian Fartade lo sa bene, per questo ha deciso di fare della divulgazione scientifica e in particolare dell’amore per il cosmo la sua missione.

Nato in Romania, classe 1987, in tasca una laurea in Storia e Filosofia presso l’Università di Siena, Adrian è considerato un esperto di storia dell’astronomia, che racconta nel suo canale Youtube link4universe, arrivato ad avere oltre 250.000 iscritti. La descrizione del canale è sintetica e chiara: “dietro le tende dell'Universo”, un dietro le quinte molto speciale che Adrian svela anche nei suoi due libri, A piedi nudi su Marte e Su Nettuno piovono diamanti, entrambi disponibili su Audible letti da Fabrizio Rocchi. A novembre 2019 è uscita per Audible Originals la serie che l’autore ha realizzato in collaborazione con l’astrofisico Luca Perri, VS-Verso lo spazio, nella quale i due ripercorrono, in sedici puntate, fatti e curiosità dell’esplorazione spaziale. Abbiamo incontrato Adrian e ci siamo fatti raccontare qualcosa di più sulla sua passione.

Ciao Adrian, grazie per aver trovato il tempo di farti conoscere un po’ meglio dai nostri ascoltatori. Ci dici un po’ che tipo sei? Cosa fai nel tuo tempo libero, astrofisica a parte?

Non mordo! In generale sono molto espansivo e cerco di fare sempre qualcosa di creativo. Quando non mi occupo di divulgazione mi dedico comunque al teatro o alla musica o cerco semplicemente di viaggiare e fare nuove esperienze. Poi sono molto curioso quindi mi prendo periodicamente cotte per storie… tipo recentemente mi sono letto un sacco di cose sulle Ferrovie Transiberiane, che sono un soggetto incredibilmente affascinante.

Quando e come nasce la tua passione per l’astrofisica? Eri uno di quei bimbi che da piccolo sognava di essere un astronauta?

In realtà non volevo fare l’astronauta in un senso classico, a me interessava la parte di avventura, e in particolare mi piaceva l’idea di raccontare quelle avventure più che viverle io. Lo so che sembra assurdo e di solito tutti vogliono essere loro i protagonisti, ma io volevo essere come i bardi medievali che andavano di paese in paese a cantare storie di grandi personaggi. E in un certo senso, facendo divulgazione e teatro, è quello che ho cercato di fare.
Poi da bambino non avevo certo le idee così chiare, ma sapevo già che l’idea che le lune, gli asteroidi e i pianeti là fuori fossero ancora inesplorati, significava che c’erano migliaia di migliaia di avventure ancora da vivere. Un po’ come se vi dicessero ora che abbiamo trovato un intero nuovo continente sulla Terra, che nessuno ha mai visto. Non sareste curiosi di sapere com’è fatto? Qui è lo stesso, solo che il mare da attraversare è fatto di spazio vuoto, ed invece di squali ci si preoccupa di mini-asteroidi.

Che cosa significa per te essere un “divulgatore”, e quali sono i canali e i formati che preferisci per divulgare informazioni?

Premesso che c’è una discussione molto accesa al momento su com’è fatta o dovrebbe essere fatta la figura del comunicatore o divulgatore scientifico, tra responsabilità di informazione ed il rischio di diffusione di bufale, specie nel contesto dei social media dove si opera maggiormente, il cuore di questo mestiere credo stia nel fare da ponte tra il pubblico generale ed il mondo della ricerca. Un ponte che va in entrambi i sensi perché se da una parte deve rendere il mondo della ricerca più comprensibile, deve anche fornire alle persone gli strumenti di lettura necessari.
I modi in cui lo si può fare sono tantissimi, ma spesso hanno in comune l’uso di linguaggi artistici o che almeno prendono ispirazione dalle arti. Per esempio, io attingo alle arti teatrali per creare una storia intorno alle scoperte che racconto, in modo da farle sentire più vicine e aiutare a veicolare meglio l’informazione. E’ una cosa che facciamo dalla notte dei tempi comunque… le costellazioni erano piene di racconti mitologici per essere più facilmente memorizzabili e aiutarci così a trovarle e navigare.
Per quanto riguarda i canali, oltre al teatro per gli eventi dal vivo, adoro Youtube come spazio per la sua immediatezza e versatilità nei linguaggi e format che si possono usare. Un altro format a cui mi sono affezionato molto nel tempo è quello dei podcast, per l’effetto di compagnia ed amicizia che nasce dalla maggior portabilità e al limitarsi solo alla voce.

Nella tua ultima serie, VS-verso lo spazio, che è uscita su Audible il 21 ottobre 2019, sei affiancato da Luca Perri, un esperto di astrofisica e divulgatore come te. Come ti sei trovato a lavorare con lui?

Fuori dalla culla

Molto bene! Siamo entrambi nerd a tema spaziale quindi è servito veramente poco a farci partire in quinta con questi episodi. La parte più difficile è stata capire cosa tagliare dal podcast perché i racconti basterebbero per almeno 10 altri podcast uguali. Però siamo molto fieri di com’è venuto e pensiamo sia un ottimo equilibrio tra storie per chi è nuovo e storie anche per chi è appassionato come noi ma magari qualcosa non sapeva. Anche noi abbiamo scoperto tante cose nuove l’uno dall’altro durante la scrittura e siamo felici sia passato anche nel podcast.

Parlaci un po’ della serie e di alcuni dei temi più interessati che sono trattati nei 16 episodi.

La storia dell’esplorazione spaziale è la storia di come gli umani hanno lasciato il loro pianeta per la prima volta, e come tale non è una storia isolata di un singolo campo scientifico, ma un’impresa che ha richiesto il meglio del meglio di tutto quello che eravamo in grado di fare. Per prima cosa siamo partiti quindi da questo, raccontando come siamo arrivati alla capacità di lanciare cose nello spazio e cosa ha spinto quei primi pionieri. Da lì abbiamo seguito il filo rosso della corsa allo spazio tra URSS e USA attraverso le varie missioni lanciate, specialmente in campo umano, per arrivare poi al culmine di questo primo periodo con il Programma Apollo e le missioni sulla Luna. Con questo siamo però solo a metà del podcast perché da qui si parte alla scoperta delle stazioni spaziali e le collaborazioni internazionali che hanno poi portato alla Stazione Spaziale Internazionale, attraverso programmi come lo Space Shuttle fino ad arrivare alle missioni commerciali come quelle della SpaceX.

Il titolo dell’ultimo episodio è Più spazio per tutti. Credi davvero che troveremo presto altri pianeti abitabili e li “colonizzeremo”?

Dipende dalla definizione di “presto”. Però credo che durante i prossimi decenni di sicuro vedremo la specie umana espandersi nel Sistema Solare. Molti nemmeno se ne rendono conto ma ora mentre parliamo si stanno preparando razzi, navicelle ed astronauti per il ritorno sulla Luna. Avverrà già nei prossimi 5/6 anni massimo, o forse anche prima. Nel frattempo la SpaceX sta creando navicelle che potranno portare fino a un centinaio di persone su Marte e decine di altri paesi sono pronti a collaborare ad una futura base lunare per l’estrazione di acqua da ghiacci sepolti li.
Non so dire quando riusciremo a trovare altri pianeti abitabili la fuori intorno ad altre stelle ma per riuscire ad arrivarci di sicuro il primo passo sarà imparare a vivere almeno sui pianeti intorno a noi. Le risorse che abbiamo qui intorno nel Sistema Solare potrebbero permetterci di avere anche 100 volte più umani sparsi tra i pianeti, e pensate quante cose più ambiziose e grandi potremo pensare a quel punto tra molteplici pianeti abitati che lavorano insieme per uno scopo più grande!

Dal tuo punto di vista, qual è stata la scoperta recente più eccezionale nel campo dell’astrofisica?

Dipende a che ricercatore lo si chiede… Qualcuno che studia Marte potrebbe dire che è la scoperta di molecole organiche nel suolo marziano e le tracce di minerali alterati dall’acqua. Qualcuno che invece studia esopianeti potrebbe indicare la scoperta di pianeti rocciosi che sappiamo essere nella fascia abitabile intorno alla loro stella, mentre qualcuno che studia stelle e buchi neri potrebbe dire che è la rilevazione di onde gravitazionali o la prima foto di un buco nero ottenuta lo scorso anno.
Se, leggendo queste parole, vi viene il sospetto che la risposta sia stata un trucco per dare tre risposte al posto di una, è perché lo è! Ma è questo il bello dell’astronomia. Non è solo una scienza che si occupa di stelle, è un ombrello con sotto decine di diversi campi di studi, e ognuno è come una lente diversa attraverso cui guardare l’universo intorno a noi.

Puoi parlarci un po’ dei tuoi libri A piedi nudi su Marte e Su Nettuno piovono diamanti, di cui sono usciti recentemente gli audiolibri su Audible con la lettura di Fabrizio Rocchi?

Sono i primi due libri di una trilogia attraverso cui sto cercando di raccontare tutta la storia dell’esplorazione spaziale. Immaginatelo come un enorme “nelle puntate precedenti” se non avete seguito molto di quello che è successo in questo ambito. Nel primo libro parlo di tutte le missioni mandate verso pianeti rocciosi interni più Luna e Sole, mentre nel secondo parlo di giganti gassosi e ghiacciati, più le loro lune e Plutone. Nel terzo che arriverà quest’anno parlo di tutte le comete ed asteroidi che abbiamo esplorato.

A piedi nudi su Marte
Su Nettuno piovono diamanti

Attraverso i libri comunque ho cercato di mettere anche tutta la storia dell’esplorazione spaziale nel contesto più grande di come noi come umani abbiamo esplorato il nostro pianeta e lo spazio intorno a noi, quindi vedrete che ogni capitolo parte da cosa sapevano i primi umani nella preistoria. In un certo senso, mi piace molto pensare che noi siamo ancora gli stessi umani che hanno messo corraggiosamente piede per primi su nuovi continenti decine di migliaia di anni fa, ora pronti a metterlo anche su nuovi mondi.

Chiudiamo con una curiosità. Parlando di spazio, qual è il tuo sogno nel cassetto?

Il mio grande sogno nel cassetto da piccolo era vedere immagini di Plutone da una missione dedicata a lui, ed è successo davvero poi nel 2015! Premesso che quindi sono già felicissimo così, mi piacerebbe tantissimo vivere abbastanza da vedere una grande missione dedicata allo studio di Urano e le sue lune, che secondo me sono tra le più affascinanti di cui non sappiamo ancora quasi niente. Questo per quanto riguarda l’esplorazione robotica. Se devo guardare agli umani, di sicuro vedere i primi umani su Marte. So già che piangerò commosso per tutto il giorno quando succederà. E’ bello sapere che potrò avere un sacco di amici intorno da abbracciare, tutti appassionati di questo campo, che si sono aggiunti negli anni.