I disabili in Italia sono più di 3 milioni, circa il 5,2% della popolazione totale (fonte: Istat), eppure il loro è un mondo che si conosce e di cui si parla poco. Nonostante il nostro paese sia all’avanguardia in Europa per le leggi di inclusione, le criticità legate alla sanità, all’educazione, al lavoro, alla sessualità, allo sport, alla mobilità e soprattutto all’integrazione sociale dei disabili sono ancora troppe. Molti di noi non sanno bene cosa significa convivere con una disabilità e non hanno idea non solo delle sfide quotidiane che un disabile si trova a dover affrontare, ma anche della ricchezza e della bellezza che il contatto con la diversità può apportare. Per questo, il primo passo per sensibilizzare le persone è stimolare la loro curiosità verso un mondo che incute un po’ di timore perché sconosciuto.
Raccontare storie che mostrano la realtà di chi vive in prima persona una disabilità è un modo bello ed efficace per informarsi e capire che tutti siamo esseri umani ricchi di potenzialità. Per citare le parole del prof. Andrea Canevaro, studioso di fama internazionale da sempre impegnato sul fronte dell’inclusione sociale, “non bisogna aver paura di ciò che non si conosce, ma far si che il confronto con il nuovo sia spunto di arricchimento”. E’ questo l’obiettivo degli ascolti che ti proponiamo oggi, audiolibri che affrontano la disabilità da molti punti di vista differenti.
Questo romanzo autobiografico di formazione ha avuto un grande successo e si è trasformato anche in un film. Con un linguaggio semplice e diretto, perfetto per un pubblico adolescente, vi si racconta la storia di una famiglia come tante che un giorno si trova ad accogliere un bambino speciale, con naturalezza, amore e serenità. E’ Giacomo a parlare in prima persona del fratellino minore, del difficile rapporto con lui e delle difficoltà ad accettare la sua disabilità, quel cromosoma in più che è causa della sindrome di down. Amore, rabbia, felicità, preoccupazione, tutte emozioni genuine trasmesse con autenticità e senza filtro dal protagonista, che all’epoca della stesura del libro aveva solo 19 anni. L’audiolibro, letto dall’autore stesso, ha collezionato moltissime recensioni positive dagli utenti Audible.
Giovanni che va a prendere il gelato.
Nicole Orlando ha 28 anni e fin da piccolissima è immersa nel mondo dello sport: inizia infatti l’attività sportiva a soli tre anni, ottenendo ottimi risultati nella ginnastica, nuoto e atletica leggera. A 20 anni entra nella nazionale e ai mondiali del 2015 vince 4 ori e un argento. L’impresa di Nicole ha dell’incredibile e anche il presidente Mattarella la cita come grande esempio di superazione personale; si perché Nicole è disabile, ha la sindrome di down, ma per lei la disabilità fa rima con molta, moltissima abilità. Questo audiolibro, scritto insieme alla giornalista Alessia Cruciani, ne ripercorre la storia dalla nascita fino ad oggi, non solo nell’ambito sportivo ma anche raccontando un'adolescenza del tutto normale, tra litigate con i genitori, amici e ragazzi. Simpatica e spigliata, Nicole rompe i pregiudizi sulla sindrome di down e spiega come la sua condizione non le abbia impedito di seguire i suoi sogni e di ottenere incredibili risultati. Un grande insegnamento sulla perseveranza e sull’abbattimento delle barriere, spesso percepite più dagli altri che da se stessi.
Sono diversa perché faccio atletica e anche perché ho un cromosoma in più.
Bebe Vio è probabilmente l’atleta paralimpica più conosciuta d’Italia e ti abbiamo già raccontato la sua storia nell’articolo dedicato alle biografie sportive. La traiettoria di Bebe è in effetti eccezionale: inizia a praticare scherma all’età di cinque anni, ma quando ne ha 11 viene colpita da una meningite fulminante che rende necessaria l’amputazione di avambracci e gambe; la sua ripresa dopo la malattia è però sorprendente: un anno dopo la sua insorgenza riprende l’attività agonistica e da allora, oltre a dedicarsi allo scherma, è anche impegnata nel diffondere consapevolezza sulla disabilità e dare visibilità allo sport paralimpico. In questo audiolibro Bebe trasmette le sue idee, la sua visione del mondo e la sua forza, alternando e connettendo riflessioni a avvenimenti personali. In modo semplice e sincero, l’atleta svela come è riuscita ad ottenere grandi risultati e a guardare con fiducia e ottimismo alla vita nonostante le prove che l’esistenza le ha messo davanti: la capacità di mettersi in gioco e accettare le sfide, il lavoro di squadra e il supporto della famiglia sono i suoi assi nella manica.
Per questo non mi stancherò mai di ripeterlo: lottate per quello in cui credete, per quello che vi appassiona, e se vi dicono che è impossibile, rispondete – Fatemi provare! -. Farete fatica, ci saranno giorni in cui vi sentirete uno schifo, ma quando ce la farete, vi renderete conto che non esiste niente di impossibile quando al posto della paura si mette la passione.
Alessandra Sarchi decide di affrontare un tema spinoso, perché complesso da descrivere e da avvicinare al pubblico: la disabilità. Lo fa attraverso la sua storia, quella di una donna che perde da un momento all’altro il suo corpo e la sua vita come li aveva conosciuti fino ad allora e deve quindi fare i conti con una nuova dimensione. Un incidente la lascia paralizzata e lei è costretta a reinventarsi e fare pace con le sensazioni che non potrà più provare e che le mancano così tanto. Non si arrende, non si piange addosso, “tira avanti” ma allo stesso tempo in questo resoconto è volutamente dura perché vuole farti guardare quello che di solito fingi di non vedere, quando giri lo sguardo davanti a una persona in carrozzina.
Siccome però mi toccava continuare a vivere, ho tirato avanti. Credo che capiti a molti, se non a tutti, e i più fanno come me: tirano avanti senza cedere alla tentazione di voltarsi indietro. Tentazione che prima o poi arriva.
Si pensa spesso alla disabilità come a qualcosa legato a problemi fisici, ma i disturbi psichiatrici sono una delle cause di disabilità più comuni e invalidanti. Capire come classificare e affrontare la devianza, ovvero tutti quei comportamenti che si allontanano dal sistema di regole dominante nella società, è sempre stata una sfida per le istituzioni e per la psichiatria. Una svolta importante avvenne con il lavoro di Franco Basaglia, che riformò la psichiatria italiana negli anni 60 e 70 focalizzandosi sulla necessità di abolire i manicomi e puntare per la guarigione dei pazienti sul rapporto umano e sull'aiuto delle sole terapie farmacologiche.
In questo volume Basaglia spiega come il deviato venisse considerato dalla società capitalistica italiana come qualcuno che, a causa della sua diversità, non poteva partecipare al processo produttivo e non era quindi utile. Categorizzato come inferiore, “delinquente” o “psicopatico”, veniva relegato alle cure del sistema medico o di quello giudiziario. Basaglia propone invece un nuovo approccio, che mette al centro il benessere dell’uomo e non il capitale.
Nella nostra cultura il fenomeno delle devianze resta compreso nell’ambito di una conoscenza e di una pratica di natura repressiva e violenta, corrispondente a una fase di sviluppo del capitale in cui il controllo si manifesta ancora sotto forme arretrate e rigide, nello stigma dello psicopatico e del delinquente.
Giovanni Cupidi racconta le sue due vite: la prima, durata 13 anni, di un bambino e poi ragazzino sano, robusto, pieno di vita; la seconda, iniziata il 18 luglio 1991, quando un dolore fortissimo alla scapola gli toglie il fiato e lo lascia immobile, incapace di respirare da solo e senza parola (che riacquisterà tempo dopo). Da giovane “normale” diventa un caso incomprensibile da studiare, anche se la causa di quel tracollo fisico non si saprà mai. Da allora, Giovanni ha avuto una brillante carriera scolastica e ha deciso di spendersi per denunciare i reali bisogni dei disabili: non compassione, conforto o proclami generici, ma azioni concrete, finanziamenti, leggi che permettano a chi non è autosufficiente di vivere nel miglior modo possibile. Rivendicazioni sacrosante che hanno trovato un ambasciatore d’eccezione: Lorenzo Jovanotti, autore della prefazione del libro.
Ognuno ha la propria storia, che è unica, e questo è il bello. Non racconto la mia perché è più speciale di quella degli altri ma proprio perché è diversa. Adoro il concetto di diversità, che include l'unicità di ognuno e di ogni cosa.
Guido Marangoni prova in questo audiolibro a parlare apertamente, senza tabù, della sindrome di down, vista dagli occhi di un padre che ha una bambina con un cromosoma in più, Anna. Il tema diventa leggero e divertente attraverso gli aneddoti e le esperienze di Guido: la scoperta della gravidanza della moglie quando il sesso del feto sembrava l’unica preoccupazione; il momento in cui si comunica ai genitori la diagnosi di trisomia 21; le reazioni perplesse o impietosite delle persone quando vedono la neonata per strada; la bellezza e l’allegria che la bimba porta con sé al suo arrivo. Momenti di vita, dubbi e paure per il futuro di Anna si mescolano e servono all’autore per far conoscere la sua esperienza e provare a eliminare i pregiudizi verso la disabilità.
È buffo perché se ci dicono «sei unico» ci sentiamo lusingati, mentre se ci dicono «sei diverso» ci sentiamo offesi, ma è lo stesso identico concetto. C’è proprio bisogno di promuovere la parola «diversità» alla bellezza e alla positività che merita.
Mario è il figlio di Francesca Fedeli, l’autrice di questo racconto autobiografico, ed è nato con un ictus. Se ne parla poco, eppure non è un evento così raro: succede a 2 o 3 bambini su mille e nella maggior parte dei casi il cervello resta danneggiato. Nel caso di Mario, le statistiche non erano dalla sua, i medici avevano annunciato che il lato sinistro del suo corpo sarebbe rimasto paralizzato e sembrava che molte delle cose “normali” che tutti noi facciamo nella nostra quotidianità gli sarebbero state negate. Dopo la prima fase di spaesamento e profondo dolore, i genitori di Mario decidono però di non stare con le mani in mano e si danno da fare chiedendo opinioni diverse e provando terapie sperimentali; ma quello che alla fine fa davvero la differenza è una lezione che imparano strada facendo: quando riprendono a fare quello che gli piace, che li rende felici, Mario inizia a stare meglio. La forza dei genitori diventa quella di Mario, che contro ogni pronostico migliora notevolmente e sembra più felice. E con lui, tutta la famiglia. Questo libro è un invito a non mollare per tutte le famiglie di bimbi sopravvissuti a ictus perinatale e un invito a vivere con pienezza la vita, con amore e positività.
Ci vergognavamo. Sapere che quello che avevamo fatto insieme era stato offeso dalla natura, e che noi non avevamo saputo proteggerlo, era insopportabile. Nostro figlio avrebbe avuto per sempre un handicap. Qualcuno avrebbe potuto dire «poverini», qualcun altro chiedersi che cosa avessimo fatto per avere tutta quella sfiga. Volevamo un figlio migliore di noi e non sapevamo nemmeno se avrebbe potuto leggere o scrivere. O giocare a pallone, suonare uno strumento, viaggiare, vivere la sua vita. Volevamo scomparire dentro la terra.
Oney Tapia mette insieme sport e speranza in questa storia della sua vita. Una vita straordinaria scandita da un prima e un dopo: prima, l’infanzia a Cuba, l’incontro con un’italiana e il trasferimento a Bergamo. Dopo, la cecità, causata da un incidente (o “seconda occasione” come la chiama lui) mentre lavora come tree climber. E’ il 25 maggio 2011, la compagna aspetta un figlio e lui non sa come comunicarle che quello che vede sono solo ombre e che da quel momento dovrà imprarare a convivere con il buio. Ma dopo la caduta bisogna imparare a rialzarsi, e Oney ci riesce anche grazie allo sport, che lo porta a girare il mondo come atleta paralimpico, e all’abilità come ballerino, dimostrata nella trasmissione tv Ballando con le stelle. Una storia per riflettere su come nella vita tutto sia possibile e che i limiti sono solo qualcosa che imponiamo a noi stessi.
La gente ha preso esempio da me, che mi buttavo in pista, per pensare che forse nessuna sfida è impossibile. Questo è pure il motivo per cui ho scritto un libro: per dire che bisogna tentare, non bisogna temere le sconfitte.
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